mercoledì 29 febbraio 2012

Corre l'import di pelli grezze in Italia

Crescita a doppia cifra per l'import di pelli grezze in Italia. Da gennio a novembre 2011 gli arrivi dall'estero hanno fatto segnare su base annua un balzo in avanti del 16% a volume e del 29% in valuta. A spingere alle frontiere soprattutto Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna e Usa. Intanto a Chicago il prezzo Fob del pellame grezzo di bovino adulto "Packer's heavy native steers", benchmark del mercato americano, si è portato a gennaio a 0,73 dollari per libbra, spuntando l'1,4% in un mese. Si tratta della prima inversione di tendenza dal marzo 2011.

I dati sull'import di pelli grezze in Italia

Import italiano di pelli grezze



(periodo gennaio-novembre)





Tonnellate .000 di euro

2010 2011 Var. % 2010 2011 Var. %
Mondo 366.658 425.824 16,1% 696.772 899.692 29,1%
di cui:





Francia 97.314 104.969 7,9% 178.765 226.011 26,4%
Paesi Bassi 20.884 61.140 192,8% 48.464 69.342 43,1%
Germania 40.797 39.375 -3,5% 61.462 75.725 23,2%
Regno Unito 26.221 32.486 23,9% 41.143 59.060 43,5%
Spagna 19.856 24.547 23,6% 35.300 49.235 39,5%
Stati Uniti  16.333 21.491 31,6% 36.250 56.846 56,8%
Polonia 15.937 18.609 16,8% 26.385 31.351 18,8%
Nuova Zelanda 8.246 8.088 -1,9% 18.552 29.334 58,1%







Elaborazioni Trend Calzaturiero su dati Istat









Valore medio unitario pelli grezze importate in Italia (€/kg)








2010 2011 Var. %


Mondo 1,90 2,11 11,2%


di cui:





Francia 1,84 2,15 17,2%


Paesi Bassi 2,32 1,13 -51,1%


Germania 1,51 1,92 27,7%


Regno Unito 1,57 1,82 15,9%


Spagna 1,78 2,01 12,8%


Stati Uniti  2,22 2,65 19,2%


Polonia 1,66 1,68 1,8%


Nuova Zelanda 2,25 3,63 61,2%









Elaborazioni Trend Calzaturiero su dati Istat


martedì 28 febbraio 2012

Spread qualità, Italia benchmark in Europa nel calzaturiero

Lo spread qualità, nell’export calzaturiero, assegna all’Italia il ruolo di benchmark tra i partner Ue. Il segmento “Luxury & Fine”  (calzature con prezzo medio Fob dai 40 euro in su) rappresenta infatti in valore il 43,4% dell’export di calzature made in Italy (dato 2010). Il livello in assoluto più elevato tra i Ventisette, seguito dal 39% del Portogallo e dal 30,9% della Francia.

Il peso del Luxury & Fine sull'export Ue di calzature nel 2010

Paese Luxury & Fine Quota Qualità Spread vs Italia
Belgio 144.081.910 5,2% -38,2%
Repubblica Ceca 59.229.488 18,0% -25,4%
Germania 264.256.053 9,9% -33,5%
Spagna 441.556.100 24,3% -19,2%
Francia 463.367.229 30,9% -12,5%
Regno Unito 187.332.445 19,5% -23,9%
Grecia 6.685.082 11,2% -32,2%
Ungheria 55.653.647 23,5% -19,9%
Italia 2.872.757.888 43,4% -
Paesi Bassi 277.040.962 14,3% -29,1%
Polonia 38.893.888 11,8% -31,6%
Portogallo 505.589.144 39,0% -4,4%
Romania 207.570.550 24,5% -18,9%




Elaborazioni Trend Calzaturiero su dati Eurostat
Unità di misura: euro
Luxury & Fine: valore medio Fob (Italia) > 40 €/paio

Vola interscambio Ue-Cina. Per calzature rosso da 7 miliardi, ma corre export Italia

Un import quasi quadruplicato in poco più di un decennio. Da 75 a 283 miliardi di euro tra il 2000 e il 2010, spiega l'Eurostat, l'Ufficio statistico di Bruxelles, in una nota ufficiale. Con una sola battuta d'arresto sperimentata nel 2009, in coincidenza con la fase più acuta della crisi iniziata nell'autunno del 2008.
E’ l’assegno che i paesi Ue hanno dovuto staccare per l'acquisto di merci made in China.

Export Ue di calzature in Cina

Gen-ott 2010 Gen-ott 2011 Var. %
Ue-27 1.924.493 2.896.449 50,5%
di cui:


Germania 298.599 405.204 35,7%
Spagna 298.778 600.699 101,1%
Francia 219.287 193.006 -12,0%
Regno Unito 128.602 204.233 58,8%
Italia 623.653 999.103 60,2%
Paesi Bassi 29.424 93.638 218,2%
Portogallo 15.932 7.940 -50,2%
Romania 7.922 1.854 -76,6%




Fonte: elaborazioni Trend Calzaturiero su dati Eurostat
Unità di misura: paia

Interscambio di calzature Ue 27-Cina


Euro Paia
Import Export Import Export
2000 1.923.511.758 9.132.038 388.024.979 441.156
2001 2.121.899.561 13.746.926 418.554.229 572.246
2002 2.246.873.195 15.310.432 517.741.617 647.976
2003 2.599.781.381 16.672.250 691.928.466 802.349
2004 2.941.939.775 23.406.712 883.201.901 877.583
2005 4.821.423.169 31.421.954 1.310.841.166 1.263.431
2006 5.432.510.473 35.608.238 1.492.457.867 1.208.434
2007 5.662.188.680 53.862.274 1.844.839.242 1.499.738
2008 5.779.125.458 69.765.501 1.760.630.288 1.772.694
2009 5.912.546.125 73.309.861 1.666.920.830 2.010.691
2010 7.142.341.860 107.798.719 1.882.036.340 2.346.663
Gen-ott 2010 6.194.552.644 86.690.286 1.657.791.419 1.924.493
Gen-ott 2011 6.493.452.231 147.382.397 1.741.935.240 2.896.449





Elaborazioni Trend Calzaturiero su dati Eurostat

lunedì 27 febbraio 2012

Consumi, male ma si sapeva. Preoccupa più l'euro a 1,35

La stretta sui consumi vale nel 2011 un taglio dell'1,3% del giro d'affari retail, dice l'Istat. Ma il dato, al netto del caro-vita, restituisce in termini deflazionati un meno 4%. Questa grosso modo è la dimensione reale della crisi dei consumi in Italia.

giovedì 23 febbraio 2012

Disponibili le elaborazioni statistiche sul rischio commoditization per le calzature

Chi fosse interessato a un'analisi di dettaglio, può scaricare, cliccando qui, i dati elaborati da Trend Calzaturiero da cui emerge una forte riduzione della quota "qualità" sull'import di scarpe, soprattutto dalla Cina. Per il commento si rimanda invece a questa notizia.

mercoledì 22 febbraio 2012

Pagare in yuan per evitare rischi di cambio

In Regno Unito c’è già, tra i retailer, chi paga in yuan i suoi fornitori cinesi. Lo afferma Sam Ford, risk solutions manager di Barclays Capital, in una recente intervista rilasciata al China Daily.
Ma come avviene nei fatti il pagamento in yuan (o renminbi) se la valuta del Dragone non è ancora convertibile (lo sarà forse nel 2015)?

martedì 21 febbraio 2012

Calzature, cresce il rischio commoditization

C’è un rischio “commoditization” anche nel settore calzaturiero? I dati dicono di sì. La valanga di esportazioni dalla Cina e dai paesi del Sud-est asiatico (in particolare da Vietnam e Indonesia) ha accresciuto negli anni il tasso di indifferenziazione dei prodotti che hanno inondato i mercati mondiali, determinando una deriva commodity anche sul circuito delle calzature.
Lo sosteniamo sulla base di evidenze statistiche che dimostrano, prendendo a titolo di esempio la composizione dell’import nei paesi Ue, quanto si sia ridotto in un paio di lustri il peso delle scarpe “di pregio”.

lunedì 20 febbraio 2012

Temporary shop, la formula ben si adatta alle calzature

Al centro o in periferia. Se il caso anche all’interno di centri commerciali, nei grandi magazzini o in luoghi ad alta frequenza di pubblico come stazioni o aeroporti.
I termporary shop, formula anglosassone che nella traduzione letterale sta per negozio temporaneo, possono rappresentare un’efficace risposta alla crisi economica. Una soluzione che ben si adatta allo smaltimento di stock o al lancio di nuovi prodotti, anche all’estero, associando in questo caso uno o più eventi di marketing.

sabato 18 febbraio 2012

Meno credito alle imprese, ora lo dicono anche i numeri

Adesso il credit crunch lo certifica anche l’Abi. Non usa mai questo termine l’Associazione bancaria italiana nel Monthly outlook di gennaio. Ma guardando la tabella di pagina 20 pubblicata nel bollettino di sintesi emerge chiaramente, a dicembre 2011, una contrazione degli impieghi bancari al settore privato rispetto al monte prestiti fotografato a novembre.
Se il dato lo si rapporta a quello di dicembre 2010 il divario (tendenziale) resta ancora positivo (+2,2%) e in valore assoluto questo delta vale 37 miliardi di euro. A distanza di un anno, insomma, la dinamica dei prestiti bancari segnala ancora una crescita, ma anche una decelerazione rispetto al più 2,9% di novembre e al 4% abbondante (sempre preceduto dal segno positivo) sperimentato da giugno fino al mese di ottobre.

giovedì 16 febbraio 2012

Il punto di Trend Calzaturiero

Ieri, senza grandi soprese, ma anzi confermando appieno le aspettative, l’Istat ha rilasciato i dati preliminari sulla dinamica del Pil, che hanno certificato la recessione in Italia. Per la ripresa dovremo forse attendere il terzo trimestre di quest’anno. Ma nel frattempo le imprese, anche quelle del settore calzaturiero, dovranno sapersi adattare a questo nuovo contesto, trovandosi (forse) a dover gestire anche situazioni impreviste.
Proviamo a fornire qualche elemento interpretativo, se non altro per favorire la comprensione dello scenario di riferimento in cui le imprese saranno chiamate a operare.

mercoledì 15 febbraio 2012

Distretti: non tutto luccica, preoccupano cash e occupazione

Con i dati, si sa, ognuno può dare la sua interpretazione. E le opinioni non sempre convergono. Se Banca Intesa nel distretto industriale individua, per esempio, un “modello produttivo e organizzativo” di successo, stando almeno alle performance del biennio 2010-2011, Unioncamere si mostra un po’ meno ottimista e lancia il suo caveat: la situazione resta in bilico. In una realtà - afferma - in cui si acuiscono problematiche come quella occupazionale.

lunedì 13 febbraio 2012

Freno tirato per l’export di scarpe brasiliane nel 2011

Tempi duri per l’export di calzature brasiliane. Complice la rivalutazione del real, la moneta locale, che nel 2011 si è apprezzata di un altro 5%, in media d’anno, nel rapporto di cambio con il dollaro Usa.
Nell’intera annata trascorsa le vendite all’estero di scarpe verde oro sono scese sotto la soglia dei 113 milioni di paia, accusando una contrazione del 21%. Un andamento in netta controtendenza con la dinamica sperimentata nel 2010, anno che aveva invece chiuso con un balzo in avanti del 13%.

Gennaio rilancia i prezzi delle commodity (+3,2% il pellame)

Gennaio spinge in territorio positivo i prezzi delle materie prime del comparto moda. Tra i principali input produttivi - rileva  Prometeia - il cotone è quello che ha osservato i maggiori rincari sui mercati internazionali (+9,6%). Incrementi di minore intensità hanno comunque contraddistinto anche i corsi della lana (+4,3%) e delle pelli (+3,2%), mentre i prezzi delle fibre sintetiche sono rimasti sostanzialmente stabili.
A dicembre, sempre basandosi sulle rilevazioni di Prometeia, i prezzi del pellame, materia prima di riferimento per il comparto calzaturiero, avevano fatto segnare una contrazione dell’1,2%, dopo il meno 4% (e oltre) sperimentato nel  mese di novembre.

domenica 12 febbraio 2012

Giù nel 2011 consumi di abbigliamento e calzature, ma export continua a volare (+13%).

Nell’intera annata 2011 le vendite retail del reparto abbigliamento e calzature hanno subito in Italia, al netto della dinamica inflazionistica, una contrazione del 3,2%. Lo stima Confcommercio attraverso l’indice Icc (indicatore dei consumi elaborato dall’ufficio studi delle Confederazione) che attribuisce al comparto una delle performance più sfavorevoli dopo quella di beni e servizi per la mobilità.

martedì 7 febbraio 2012

Corre il fatturato dei distretti italiani (+8,5% nel 2011)

L’unione fa la forza? Pare che la formula “proverbiale” sia veritiera nelle realtà distrettuali italiane, che rappresentano un terzo circa del Pil. E la conferma viene dal rapporto di Banca Intesa su “Economia e finanza dei distretti industriali”, da cui emerge una crescita più accelerata del fatturato rispetto a quella sperimentata dalle imprese non distrettuali.
Nel 2011 il giro d’affari ha fatto segnare un più 8,5%, un altro buon risultato dopo l’8,3% di aumento rubricato nel 2010.

venerdì 3 febbraio 2012

Bce certifica credit crunch nell’Eurozona

Il credit crunch, meglio noto come stretta creditizia ai danni delle imprese del sistema produttivo, è una realtà ormai conclamata in Europa. Lo conferma l’ultima indagine della Banca centrale europea sul credito nell’Eurozona, pubblicata a inizio febbraio.
A gennaio 2012, rispetto a ottobre dell’anno scorso - si legge nel report dell’Eurotower - la percentuale delle banche che ha dichiarato una stretta del credito alle imprese è passata dal 17 al 37 per cento. Un fenomeno che ha riguardato sia i prestiti a breve che a lungo termine, penalizzando oltre alle Pmi, anche le imprese di grandi dimensioni.