giovedì 2 agosto 2012

Paradossi della crisi: più negozi di calzature. Ma i consumi non andavano a picco?

Ma come? I consumi procedono a passo di gambero e i punti di vendita al dettaglio, nel settore calzaturiero, crescono di numero? Sembrerebbe di sì. Se non altro questo dicono i dati elaborati da Confcommercio nel Rapporto sulle economie territoriali.
Tra piccolo dettaglio e grandi superfici specializzate il numero dei punti vendita nel settore calzature e articoli in pelle sarebbe aumentato di 188 unità tra il 2010 e il 2011. A fare la parte del leone è il piccolo dettaglio, con 186 negozi in più. Anche se nel complesso (vale a dire per tutte le referenze merceologiche, alimentari inclusi) le piccole superfici avrebbero invece perso 729 punti vendita.
Insomma il piccolo store di calzature marcia in controtendenza. Mentre abbassano la saracinesca, per non rialzarla più, 217 negozi dell’area alimentare (con il solo riferimento al piccolo dettaglio), in particolare panetterie e macellerie, e centinaia di punti vendita tra tessile, ferramenta e arredo casa. Arrancano visibilmente anche abbigliamento e articoli sportivi.
Nel reparto calzaturiero, invece, si registrano quasi 200 nuove aperture nel 2011, nonostante il minor giro d’affari. Si contano in tutto oltre 28mila esercizi di piccole dimensione e 84 punti vendita nella grande distribuzione specializzata.
Oggi stesso la Confcommercio ha anche detto che i consumi reali pro-capite subiranno, nel 2012, un calo di una profondità mai registrata nella storia economica repubblicana. Insomma ce n’è abbastanza - afferma la Confederazione dei commercianti - per derubricare l’aumento di due punti dell’Iva, per ora congelato fino al luglio 2013.
Del resto il timore è condivisibile: in uno scenario così depresso, una manovra sull’Iva finirebbe per sottrarre altra linfa ai consumi.
Certo, se lo scatto in avanti dei prezzi nella fase del change over lira-euro si fosse limitato mediamente a due punti percentuali, e non a diverse decine (si pensi, oltre ai ritocchi di miopica convenienza “un euro=mille lire”, ai rincari subiti dalle tariffe, soprattutto locali, dai servizi finanziari, dai costi dell’energia ecc.) forse non ci troveremmo oggi in questa pantano.
La crisi, ovviamente, che ha molte componenti internazionali, l’avremmo ugualmente sperimentata. Ma non avremmo probabilmente assistito a una caduta verticale della produzione industriale, a un depauperamento così evidente delle famiglie, a una così accentuata polarizzazione dei redditi, a una crisi dei consumi di dimensioni epocali che, verosimilmente, solo uno scenario deflattivo (con tutte le sue conseguenze) riuscirebbe a risolvere.
Vale la pena segnalare che sempre oggi il Sindacato balneari, che associa circa 10mila imprese e aderisce alla Fipe-Confcommercio, denuncia cali di presenza in spiaggia dal 5 al 40 per cento su base annua, nei mesi di giugno e luglio. Sarà anche questa l’onda lunga dei rincari ormai di storica memoria? O è solo effetto della crisi? Una lettura obiettiva delle evidenze statistiche non lascerebbe adito a dubbi.
Sarà, ma la sensazione, stando anche ai dati ufficiali, è che il redditi delle famiglie ormai sono fuori dalla portata dei consumi dei livelli pre-crisi. 
L’opzione deflazione, che tanto spaventa, avrebbe forse il vantaggio di rilanciare la domanda e, perché no, anche il Pil, che a detta di Confcommercio scenderà quest’anno del 2,2%.
Ma siamo di nuovo di fronte a un tabù, come quello dell’euro irreversibile o come quello della monetizzazione del debito da parte della Bce.
Insomma, nulla impedisce che possa ristabilirsi rapidamente un equilibrio virtuoso, propedeutico a una crescita economica duratura e, perché no, a un rilancio industriale, basato semmai su nuovi modelli. Una crescita forse lenta, ma prolungata nel tempo.
Basterebbe anche un punto di Pil (16 miliardi di euro), per consegnare all’erario dai 7 agli 8 miliardi di gettito in più. E, chissà, anche per sterilizzare la manovra sull’Iva, così temuta. Ci vuole più impegno, sicuramente. E tanto coraggio. Ma ognuno, in questa crisi, sembra remare per sé.

Nessun commento:

Posta un commento