martedì 7 agosto 2012

A picco la produzione industriale. Calzaturiero lascia sul terreno il 17%

L’Istat parla chiaro. Nel primo semestre 2012 la produzione industriale si è ridimensionata in Italia del 7%.
Arretrano tutte le componenti: i beni di consumo, durevoli e non, i beni strumentali, gli intermedi e il ramo energia.
L’Istituto nazionale di statistica ci informa anche che la produzione industriale, sempre nella prima metà di quest’anno, ha perso il 10,7% nel settore tessile, abbigliamento e calzature.
Se andiamo a scandagliare notiamo che l’industria calzaturiera, in particolare, ha contratto l’attività produttiva addirittura del 17%.
I dati odierni sui conti economici nazionali hanno anche decretato il quarto trimestre negativo del Pil. Tra aprile e giugno 2012 l’economia italiana ha lasciato sul terreno un altro 0,7% a distanza di un trimestre, arretrando in un anno del  2,5%.
La variazione acquisita per il 2012 è del meno 1,9%, ma è più probabile che a tutto dicembre prossimo il Pil si alleggerisca di oltre 2 punti percentuali.
In questo scenario, il rilancio dei consumi interni, basato necessariamente su nuovi modelli (più sostenibili, ma anche meno compulsivi da un lato e più qualificati dall’altro), potrebbe gettare le basi per una graduale ripresa dell’attività produttiva.
Nell’immediato sarebbe però forse più utile agire sulla leva dell’export,  che sembra essersi improvvisamente inceppata. E’ noto, d’altro canto, che nei settori prociclici le fasi economiche negative si riflettono in maniera più diretta sui livelli produttivi.
Una ripresina d’autunno potrebbe effettivamente arrivare solo dalla componente estera della domanda. E sarebbe già qualcosa. A settembre un segnale forte potrebbe giungere dagli Usa, con una maxi iniezione di liquidità da parte della Federal Reserve (sarebbe la terza dall’inizio della grande crisi). Un quantitative easing versione 3 (acquisto di titoli di stato con emissione di moneta) forse da 600 miliardi di dollari. In passato è servito a rianimare l’economia a stelle e strisce. Ma anche a drogare i mercati finanziari. Questa volta chissà.

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